C’è qualcosa che ti tiene in disparte e non ti fa vivere bene in mezzo agli altri.
È il guscio!
Una barriera che ti impedisce di diventare quello che vorresti essere.
La buona notizia è che tu puoi romperlo e non preoccupartene più (basta solo sapere come si fa).
Ti è mai capitato di sentirti fuori posto quando sei fuori, in mezzo ad atre persone?
Fisicamente sei la, ma non ti senti a tuo agio come quando sei tranquillo a casa a leggere un libro o a guardare un telefilm.
Alcune volte vorresti dire la tua, partecipare alla discussione eppure non riesci mai a diventare protagonista, a portare il discorso dove vorresti tu invece che farti trascinare dai pensieri e dalle parole degli altri.
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Oppure è ancora peggio.
Ti senti quasi bloccato, la mente si annebbia, inizi a sudare nei palmi delle mani o sotto le ascelle: in una parola, ansia.
Non reggi la situazione e l’unica soluzione è trovare il modo più veloce per fuggire (se puoi).
E perderti l’occasione, magari rimuginandoci poi, dopo, quando sei da solo a casa a mente fredda.
Io ci sono passato
Sin da quando ero bambino, sono sempre stato un “bravo ragazzo”, ubbidiente e rispettoso del prossimo. Ma, in realtà, era più un sentirmi non all’altezza.
Gli altri ragazzi erano più bravi a parlare, a fare subito amicizia e a mettere in mostra le loro qualità migliori.
Insomma, erano molto più bravi di me a stare nel gruppo.
Non mi è mai interessato far parte di quelli che contano.
Invece avrei voluto riuscire a esprimermi a pieno, dire apertamente la mia opinione e anche andare scontrarmi con chi avevo davanti se stava dicendo fesserie.
Ma non ci riuscivo.
Pensavo che ero fatto cosi, che ero diverso dagli altri e che avrei dovuto farci l’abitudine. Fino a che non sono andato a lavorare in banca…
In banca, la svolta
A 27 anni, all’improvviso mi sono trovato in una nuova città (Napoli), con un nuovo lavoro in mezzo a sconosciuti e, cosa ancora peggiore, avrei dovuto stare allo sportello!
Io, che fuggivo dalla socialità avrei dovuto gestire i clienti?!?
All’inizio è stato come una specie di shock.
I colleghi sono stati sempre molto disponibili e cordiali.
Ma nella mia mente c’era il caos tra portare a termine il mio lavoro e cercare di gestire al meglio chi avevo davanti.

Ed erano 8 ore al giorno, tutti i giorni, con sempre qualcuno davanti a me da servire.
Ti lascio immaginare…
Questa terapia d’urto forzata mi ha permesso di rivoluzionare completamente il mio modo di essere.
Ora non temo più gli altri, anzi mi piace la buona compagnia.
Sono cambiato talmente tanto che ho ricambiato città (ora sono a Milano) e lavoro.
E la cosa non mi è pesata per niente.
Anzi un po’ mi è dispiaciuto lasciare la mia vecchia vita, pur avendo la consapevolezza che me sarei creata una nuova.
Da questo mio episodio di vita ho capito che, anche se hai vissuto per tanto tempo nel guscio, puoi uscirne in qualsiasi momento.
E non c’è bisogno di un’esperienza-shock come quella che ho avuto io 😉
Cos’è, esattamente, questo guscio?
Il guscio è una metafora.
Il pulcino cresce e si sviluppa nell’uovo.
Così alcuni di noi (tipo io) abbiamo una prima fase della vita in cui stiamo per i fatti nostri, stiamo lontani dalle altre persone anche se, alcune volte, non lo vorremo.

È in quel preciso momento che serve un piccolo sforzo in più per rompere questa barriera e affacciarci al mondo esterno.
Il guscio è come una linea di separazione tra noi e chi ci sta intorno.
Da un lato è un ostacolo alla socialità ma, dall’altro, è un comodo rifugio dove rinchiuderti quando vuoi stare per i fatti tuoi.
Intendiamoci, io adoro stare per i fatti miei e lo faccio spesso (per esempio ora che sto scrivendo questo articolo sono a casa, in soggiorno, completamente da solo).
La cosa diventa problematica quando vorresti stare con gli altri, vorresti partecipare ma non riesci.
È proprio in questo momento che stai sbattendo contro la parete del guscio e rimbalzi indietro deluso, represso, frustrato.
E ogni volta che fallisci lui si rinforza perché ti andrai convincendo sempre più che è normale essere cosi.
Proprio come credevo io prima che, per un caso fortuito, sono stato forzato e costretto a romperlo in modo traumatico.
E ho visto quanto è bello il mondo la fuori.
Ti voglio rassicurare su una cosa: qualunque sia la tua situazione, non sei destinato a rimanere come sei.
Puoi (e devi) sempre aspirare al meglio per te.
Te l’ho scritto nero su bianco e te lo sottoscrivo.
Un pulcino ci mette 3 giorni in media da quando è nato e comincia a pigolare a quando rompe il suo guscio e si affaccia al mondo.
Io ci ho messo circa 27 anni per venirne fuori.
Tu quanto ancora vuoi attendere?
Hai due possibilità.
Rimanere cosi come sei e continuare a rifugiarti nel tuo guscio.
Oppure scegliere di cambiare e migliorare il tuo rapporto con le persone che ti stanno intorno.
La parte più difficile, il singolo punto da cui tutto inizia è il primo passo.
È come cercare di far partire una macchina con la batteria scarica.
All'inizio serve una grossa forza per iniziare a muoverla ma poi, appena le ruote cominciano a girare, non riusciresti a fermarla neanche se lo volessi.
L'abilità che ti serve sviluppare è quella di essere in grado di parlare con le persone, indipendentemente da chi hai davanti e dalla situazione in cui ti trovi.
Ti sembra difficile? A me, fino qualche anno fa, sarebbe sembrato impossibile.
E invece ti garantisco che anche tu puoi riuscirci (cosi come ho fatto io).
Per dimostrartelo, ho preparato una guida gratuita su come non fare mai scena muta, che ti spiega esattamente come fare.
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