Ecco come anche tu puoi iniziare facilmente qualunque conversazione (e mandarla avanti) senza mai rimanere in silenzio
Parlare è il modo più semplice e immediato per stabilire un contatto con chi ti sta intorno. Se pensi di non esserne in grado, ti sbagli di grosso.
Sai leggere e scrivere? Allora hai tutto quello che ti serve per diventare un abile conversatore!
Ciao, sono Pietro, creatore di EscidalGuscio.it e oggi ti mostrerò come essere tu il protagonista della tua socialità attraverso la conversazione.
Se non riesci a spiccicare una parola quando ti trovi davanti ad un estraneo o ad una persona che conosci poco, come fai ad approfondire la conoscenza? Come vai al livello successivo?
In questa guida ti offro tutto quello che ho imparato (e applicato) in questi anni sul parlare con gli altri.
Ci sono tutti i “pezzi” che ti servono per parlare con chiunque. In particolare, continuando a leggere, troverai:
- come decifrare chi hai davanti per stabilire una connessione
- quanto sono importanti (e sottovalutati) i convenevoli nella fase di approccio
- come iniziare il discorso (e mandarlo avanti) attraverso i ganci di conversazione
- gli unici 2 segnali non verbali di cui ti devi interessare
Lo so, non è facile da credere che ti possa bastare “solo” questo per parlare con chiunque. Ma ti garantisco che è così.
In passato mi è capitato tante (forse troppe) volte di essere inibito e fare scena muta davanti ad un estraneo.
Invece oggi non temo più gli incontri con persone nuove che non conosco, anzi mi piace parlare e confrontarmi con loro, scambiare i nostri punti di vista etc.
Insomma, sono passato da quello che stava in un angolo in disparte ad aspettare il suo turno a quello che parla con tutti. E sono certo che puoi riuscirci anche tu
Ti è mai capitato di essere in un gruppo di persone, per esempio al lavoro o all’università, e sentire di non farne parte?
Gli altri parlano tra loro, ridono e si raccontano le cose divertenti che gli sono successe. Tu vorresti partecipare attivamente, provi a dire la tua, a lanciare un nuovo argomento di conversazione o a fare la tua battuta ma niente, non riesci a coinvolgerli.
Non ti prendono in considerazione: in qualche modo partecipi ma non sei mai protagonista, vai poco oltre il ruolo di spettatore.
Eppure avresti così tanto da dire…
Quando sei in treno (o, in generale, sui mezzi pubblici) fai fatica a relazionarti con un estraneo?
Ci sono quelli che si siedono vicino a qualcuno che non hanno mai visto, iniziano a parlarci…e continuano a chiacchierare piacevolmente fino a quando non devono scendere.
Ci provi anche tu ma non vai oltre il “dove sei diretto?” (o neanche quello?).
Se sei fortunato hai i tuoi amici di sempre, quelle poche persone fidate che conosci da anni e che sono il tuo “andare fuori”.
Li conosci a memoria e magari non sono proprio entusiasmanti: parli sempre delle stesse cose e ti diverti poco.
Sono la tua sicurezza ma magari vorresti avere di più, conoscere qualche persona nuova, più interessante ma non sai come fare e finisci per accontentarti.
Pensi che sono gli unici che hai e che non puoi trovarne altri.
Forse hai già provato a cercare su internet…trovando solo consigli inutili:
- “vai fuori, esci e conosci gente nuova”
- “Iscriviti in palestra”
- “frequenta un corso di ballo”
- “fai volontariato”
L’unica cosa che mi viene da pensare leggendo queste banalità è “Se fosse così facile l’avrei già fatto, non credi?”
Lo pensi anche tu?
Eppure non è così con tutti.
Ogni tanto ti capita di incontrare delle persone che sono “diverse”, forse potrei dire più sensibili.
Capiscono quanto vali, si interessano a te e ti rendono tutto facile: senza quasi accorgertene ti ritrovi nel mezzo del discorso.
Sei rilassato e riesci a dire esattamente quello che pensi, senza filtri o inibizioni.
E’ una bellissima sensazione, tutte conversazioni dovrebbero essere così!
E se diventassi tu una di queste persone “speciali”?
Pensa come sarebbe bello riuscire a parlare con chiunque e a goderti il momento senza inibizioni, senza la lingua che si annoda o, peggio, quei silenzi imbarazzanti di quando non sai più cosa dire.
Ho scritto questa guida con questo unico obiettivo: dimostrarti che anche tu puoi parlare con chiunque e in qualunque situazione (e farti vedere come si fa).
Questo è il primo e più importante passo per uscire dal tuo guscio…e goderti il piacere di stare in mezzo agli altri.
In cambio, ti chiedo di arrivare fino alla fine prima di mettere in pratica quello che leggerai: ti aiuterà ad avere un quadro chiaro e completo e non commettere errori prima di “buttarti”.
Anzi, se vuoi farti un favore, leggi tutto ad alta voce (più avanti ti spiego perché 😉 )
Ti parlo un po di me…
Prima di andare avanti, mi voglio presentare.
Sono Pietro, ho 34 anni e sono molto cambiato rispetto a una decina di anni fa.
Ora mi piace parlare con la gente e non vado più in tensione quando sono davanti ad uno sconosciuto.
Dal 2006 ad oggi ho cambiato 3 città (Corigliano Calabro, Napoli e Milano) e 3 lavori.
E ho trovato l’amore.
Mi sento molto meglio, convivo con la mia splendida ragazza e riesco a godermi tutte le occasioni sociali a cui partecipo.
Ma non è stato sempre così (proprio per niente)…
In adolescenza, ero uno che stava parecchio in disparte. Facevo la mia parte, niente di più.
Mi ricordo che alle superiori ero il classico bravo ragazzo: abbastanza ubbidiente, con buoni rapporti con gli altri, buoni voti, qualche uscita con gli amici. Ma sentivo che mi mancava qualcosa.
In fondo, in fondo, non facevo parte del gruppo di quelli che contavano.
Non che mi interessasse particolarmente, ma non mi piaceva stare nell’angolo.
Quando si organizza un’uscita, io ero quello che riempiva la macchina: se c’era posto bene, altrimenti rimanevo fuori.
Se volevo essere sicuro di esserci, dovevo portare la mia di macchina, così avevo la garanzia di non essere escluso.
Stessa cosa quando si giocava a calcetto: diciamoci la verità non ero bravissimo con i piedi ma mi impegnavo, giocavo in difesa e almeno correvo tanto. Ma anche li ero tra gli ultimi a essere chiamati per fare la squadra.
C’erano altri “scarsi” che venivano prima di me, quasi come se avessero qualcosa in più. Ma non riuscivo a capire cosa.
Ripensandoci, anche le mie conoscenze erano limitate. Mi dicevo pochi ma buoni, ma, con il senno di poi, ho capito che era una piccola bugia che mi raccontavo per giustificare le mie carenze.
Conoscevo i compagni di classe, qualcun altro di classi attigue ma sempre in modo superficiale, senza coinvolgimento.
Anzi diciamo che, scuola a parte, non avevo nessun vero amico.
Quando ero all’università abitavo con altri ragazzi ma non c’è stato mai altro al di fuori di quell’ambiente. Io poi ci mettevo del mio: ogni fine settimana tornavo a casa (e mi perdevo la parte migliore, le “attività” del week-end ? )
Nella mia testa c’era solo una domanda: “perché deve essere così, perché non sono come gli altri?”.
L’unica risposta che ero riuscito a darmi è che ero fatto così, che la mia normalità era quella e avrei dovuto accettarla.
Quanto mi sbagliavo!
Un modo per stare bene in mezzo agli altri, per godere della compagnia e non subirla c’è…E io l’ho capito quando sono andato a lavorare in banca…
Il lavoro in banca

Da bravo ragazzo ho fatto il concorso in banca (e l’ho vinto).
Ripensandoci ora, quello è stato il punto da cui è partito tutto. Non lo sapevo ma questo cambiamento ha influenzato tutto quello che sarebbe venuto dopo.
Non ho ricevuto solo un lavoro, ma la situazione nuova mi ha fatto capire qual era stato il mio errore fino a quel punto
Mi hanno mandato a Napoli: nuova città, nuova regione, prima volta veramente fuori da casa. E per di più ero allo sportello, quindi avrei avuto a che fare con il pubblico.
Io che stavo sempre in disparte avrei dovuto gestire i clienti. Panico!
Vista così può sembrare quasi un incubo (e forse, sul momento, lo era) ma, con il senno di poi, è stata la migliore cosa che potesse capitarmi.
All’inizio è stato il caos: dovevo, contemporaneamente, fare il mio lavoro, cooperare con i colleghi e gestire i clienti (soprattutto le loro lamentele).
Ma il caos ha generato l’ordine.
Dopo i primi tempi in cui ero un po’ impacciato, ho cominciato ad osservare quelli che avevo davanti. E ho capito due cose fondamentali che mi mancavano per decifrare gli altri.
La prima è il punto di vista.
Avendo a che fare con così tante persone, tutte così diverse, ho realizzato che non esistono due persone uguali.
Ognuno di noi ha le sue particolarità, i suoi pregi, i suoi difetti, i suoi desideri, le sue fissazioni, le sue paure.
Lo so, forse ti può sembrare una cosa banale ma ti assicuro che io fino a quel momento (e parliamo di 27 anni!) non ci ero arrivato.
Provavo a guardare (e anche a giudicare) il comportamento degli altri con i miei valori e le mie convinzioni.
Per questo, fino a quel momento, non ero riuscito a capire: cercavo di leggere il mondo davanti a me senza conoscerne il linguaggio.
Pensaci bene: ognuno di noi ha il suo punto di vista.
Ce l’ho io, ce l’hai tu e ce l’ha qualunque persona che ti capita di incrociare. E ognuno di noi lo usa come filtro per comprendere il mondo che lo circonda.
Per farti un’idea di chi hai davanti e capire il perché di quello che fa devi guardarlo con i suoi occhi, non con i tuoi.
Ti faccio degli esempi:
- Una cliente che sbraita per il bancomat che non funziona ha semplicemente fretta di prelevare perché è rimasta senza soldi
- Chi risponde a mezza bocca al tuo buongiorno non ce l’ha con te ma, magari, ha appena litigato con la moglie ed è venuto in banca controvoglia
- Chi si lamenta della coda con gli altri in fila ma poi nega quando glielo chiedi esplicitamente è una che va compatita (e magari aiutata) perché non ha la forza di esprimersi con gli altri
- Chi urla in salone che la banca fa schifo e che non funziona niente è uno che ha i suoi problemi e, invece di risolverli, li riversa sul prossimo
- Uno che minaccia di tornare con la pistola (mi è capitato!) è un violento che vuole solo provocare e cercare una scusa per una rissa (o peggio) e va lasciato in pace.
eccetera eccetera…
Ma c’è dell’altro (cioè la mia seconda scoperta)
Nonostante la mia “rivelazione”, non avevo che scalfito la superficie.
Ognuno ha il suo punto di vista e il suo modo di fare…ma qual’è la molla che spinge tutto?
Cos’è che ci fa agire in un certo modo rispetto ad un altro?
Se rileggi gli esempi che ti ho appena fatto, vedrai che hanno tutti un filo comune.
Scavando ho realizzato che, in fondo in fondo, non siamo per niente diversi ma, anzi, vogliamo tutti quanti la stessa cosa: soddisfare i nostri bisogni e i nostri desideri.
Quanto più ti avvicini ai tuoi desideri, a quello che vorresti fare, tanto più il tuo umore migliora e sei positivo. Viceversa, diventi negativo quando degli ostacoli si intromettono tra te e il tuo obiettivo (non importa quanto piccolo o grande).
Le persone degli esempi precedenti hanno tutti espresso un comportamento negativo perché, secondo il loro punto di vista, la situazione era un ostacolo rispetto al loro desiderio, al loro bisogno.
Viceversa, tu che leggi questa guida stai lavorando per migliorarti. Sono sicuro che il tuo umore ne sta giovando 😉
Ora ti voglio far vedere come utilizzare i due concetti precedenti per riuscire a stabilire una connessione con chiunque. E, da qui, far partire qualsiasi conversazione.
C’è un bisogno che tutti noi abbiamo e che non è mai completamente soddisfatto (anzi spesso non lo è affatto): il bisogno di sentirci considerati dagli altri.
Lo so, sembra che alcuni ne siano immuni. Ma non è così.
Anche io, che sono uno che va per la sua strada nonostante i pareri negativi degli altri, apprezzo quando qualcuno si interessa a quello che faccio. Forse è lo stesso per te.
L’arma segreta per avvicinarti a chiunque e stabilire una connessione è quindi interessarti a chi hai davanti e farlo secondo il suo punto di vista.
A partire da questo ti garantisco che riuscirai a parlare con chiunque. Questo è il primo passo per stabilire la connessione. Da qui a iniziare una conversazione e mandarla avanti è, poi, tutta discesa.
Uso questo concetto da anni, tutti i giorni. E funziona sempre.
(Devo dire che ha funzionato anche con i miei clienti: dopo anni che sono andato via dalla filiale alcuni chiedono ancora di me ai colleghi che sono rimasti).
Conversare con chiunque
Parlare con chi hai davanti significa aver stabilito un rapporto diretto, uscire un po’ dal tuo spazio per entrare nel suo.
Di base, tutti noi abbiamo il nostro status quo che rimane fermo e immobile fino a che non succede qualcosa che lo fa cambiare: per iniziare una conversazione devi fare in modo di modificare il tuo status quo e quello di chi hai davanti.
In questa fase iniziale, la prima e più importante cosa da fare sono i convenevoli.
Si, proprio quelle frasi un po’ banali, scontate e poco originali sono fondamentali per costruire la conversazione che segue.
Sembravano inutili anche a me…fino a quando non ho capito la loro importanza.
Sei là con questa persona davanti e vorresti subito entrare nel vivo della conversazione, parlare di argomenti interessanti, scoprire cose nuove e raccontare il tuo punto di vista.
Ma questa non è la giusta strategia.
Prova a invertire i ruoli: tu te ne stai li a pensare ai fatti tuoi e qualcuno si avvicina e, senza neanche presentarsi, ti racconta cosa pensa del governo e su come non stia facendo niente per i giovani.
Penso che te ne andresti via il prima possibile.
Quella persona potrebbe avere anche argomenti interessanti ma, senza i convenevoli, non ti ha dato la possibilità di entrare nello stato in cui sei pronto ad ascoltarlo.
Questo “permesso” implicito è la prima connessione che è necessaria per iniziare a parlare.
Tutto deriva da quando abitavamo nelle caverne.
Ai tempi, quando incontravi un estraneo (cioè qualcuno fuori dal tuo gruppo o tribù) era a rischio la tua vita: non sapevi che intenzioni aveva, non sapevi se voleva ucciderti e conquistare la tua caverna.
Ci siamo evoluti con questo pregiudizio e, anche se siamo nel 21esimo secolo, la traccia di quel modo di fare è rimasto dentro di noi
I convenevoli servono per tranquillizzare la parte “paurosa” del cervello.
Tu hai già stabilito che chi hai davanti non è una minaccia, anzi è una persona interessante con cui vuoi approfondire la conoscenza. Dai anche all’altra persona gli elementi e il tempo di farsi la stessa opinione di te.
Come si fanno dei buoni convenevoli (e non solo quelli)?
Aggancia la conversazione
Il modo migliore è quello di usare i ganci di conversazione.
Un gancio di conversazione è un appiglio, un gancio appunto, che ha un unico scopo: serve a invitare l’altra persona a parlare per far partire una conversazione (e farla andare avanti).
Possono essere di due tipi: espliciti ed impliciti. Vediamoli entrambi.
I ganci espliciti sono le domande, quelle che fai direttamente a chi hai davanti per sapere una cosa in particolare. La domanda invita esplicitamente l’altra persona a rispondere, a parlare, a raccontare di sé e delle cose che fa.
I ganci impliciti, invece, sono i discorsi aperti. Quelli in cui rispondi ad una domanda o ad un racconto dell’altro con qualcosa di simile che ti è successa, oppure con una tua riflessione, un tuo punto di vista o una tua opinione
In questo modo ha due vantaggi: la discussione si allarga e, contemporaneamente, fornisci appigli all’altro per continuare la conversazione.
Prendi, ad esempio, le domande classiche “come ti chiami?” e “cosa fai nella vita?”.
Sembrano argomenti vuoti, senza possibilità di continuare la conversazione. Vero?
Invece queste sono le uniche cose di cui hai bisogno per iniziare qualunque conversazione con chiunque hai di fronte. E farla andare avanti fino a quando lo vorrai.
La verità è che non importa cosa dici, non hai bisogno di trovare argomenti “strani” o originali. Quello che è veramente importante è come lo dici, cioè come ti poni verso gli altri.
Te lo dimostro.
Se mi chiedono (gancio esplicito): “Cosa fai nella vita?”
Posso rispondere: “Sono programmatore. Tu?”
O sono così “fortunato” da trovare un altro programmatore del mio stesso settore e ci mettiamo a parlare di lavoro (cosa che non mi entusiasma particolarmente). Oppure lui mi risponde con il suo lavoro e la conversazione muore di lì a breve.
Viceversa una risposta con un gancio implicito potrebbe essere:
“Di lavoro faccio il programmatore per una banca on-line. Sai siamo nati da poco ma stiamo andando alla grande, ci stanno dando un sacco di premi per l’innovazione. Siamo giovani e c’è un bell’ambiente: pensa che posso fare una pausa pranzo lunga così riesco ad andare a correre. Faccio 10km e poi pranzo con il cibo che, rigorosamente, mi porto da casa”
Con questa risposta ho dato tanti ganci: il tipo di lavoro che faccio, l’azienda per cui lavoro, il fatto che sono sportivo e che ci tengo alla salute (mangio le cose portate da casa).
L’altra persona mi può fare qualche domanda su qualcosa di specifico. O raccontarmi, a sua volta, cosa fa lui o lei nella vita.
Io mi posso collegare ai suoi ganci e, in questo modo, possiamo continuare a parlare per tutto il tempo che vogliamo.
Senza parole: il linguaggio del corpo
Finora ti ho parlato della parte verbale, cioè di cosa dire e come dirla.
In realtà gli studiosi ritengono che la comunicazione sia solo per il 20% trasportata dalle parole, il resto (ovvero ben l’80%!) lo comunichi all’altro o all’altra attraverso il tuo corpo.
Occhi, labbra, espressione del viso, inclinazione della testa, apertura delle spalle, postura, posizione delle braccia e delle mani, posizione dei piedi etc…
Ci sono veramente centinaia di piccoli aspetti da considerare.
Potresti occuparti di tutti questi aspetti e cercare di allineare il come ti poni con quello che dici.
Sinceramente, questa strada non è praticabile: ci sono troppe variabili da considerare. Finiresti per passare tutto il tempo a pensare al tuo corpo, a controllarti per sembrare “più autentico”. Che è un controsenso.
Il miglior linguaggio del corpo lo hai quando ti lasci andare e fai scorrere il discorso.
Il nostro cervello, in automatico, allinea il linguaggio del corpo alle nostre intenzioni. E, altrettanto automaticamente (a livello inconscio), legge le intenzioni di chi abbiamo davanti.
Anche qui rientriamo nel discorso sul non essere percepito come una minaccia.
Una persona che dice una cosa ma si pone in modo non coerente fa scattare un segnale d’allarme: “attenzione, non fidarsi!”. E tu non vuoi che questo accada.
Ogni volta che cerchi di forzare una posizione, crei una rigidità ed, inconsciamente, l’altra persona percepirà dall’altra parte una sensazione di falsità, di artificialità.
Il linguaggio del corpo “giusto” da utilizzare è quello che ti viene naturale e che rassicura l’altro delle tue buone intenzioni.
Eccetto che per due cose: la voce e lo sguardo.
Se non le curi rischi di rendere difficile la conversazione perché non fai sentire a suo agio chi hai davanti.
E, se a disagio, una persona tende a cambiare situazione terminando la conversazione con te.
Forte e chiaro

Io, naturalmente, ho un modo di parlare abbastanza chiuso. Tendo a dire le parole tutte insieme e ad attaccarle una all’altra.
Mi sembra quasi di perdere tempo a soffermarmi su ogni sillaba, come se avessi fretta di dire tutto quello che devo e sentissi il bisogno di farlo subito, ora.
Ma in questo modo metto una barriera tra me e chi ho davanti: se non mi sente bene e non capisce le mie parole, tutto il mio sforzo nell’esprimere il mio punto di vista andrà sprecato!
Pensaci bene: stai parlando ad un’altra persona, la tua voce è l’unico strumento che stai usando attivamente per stabilire la connessione.
Se sei poco comprensibile, rendi difficile agli altri ascoltarti e potresti darti la zappa sui piedi: anche se hai le migliori intenzioni e segui tutto alla lettera non riuscirai a parlare con chi non ti ascolta (o fa molta fatica a farlo).
Mi sono presto reso conto di questa cosa, ascoltando altri che parlavano come me (o anche peggio di me).
La soluzione a questo “problema” è veramente semplice: devi dire esplicitamente le finali delle parole.
Se non pensi di avere questo problema, salta pure al prossimo punto. Viceversa se sei come me, ti propongo un semplice esercizio per migliorare notevolmente senza sforzo.
La voce, come ogni altra caratteristica del nostro corpo, può essere allenata.
Per affinare la tua pronuncia ed essere compreso da tutti quando parli, metti una virgola alla fine di ogni parola.
Per esempio, leggi la frase precedente a voce alta come fosse scritta in questo modo:
Per, affinare, la, tua, pronuncia, ed, essere, compreso, da, tutti, quando, parli, metti, una, virgola, alla, fine, di, ogni, parola.
Ti consiglio di esercitarti prima da solo, leggendo a voce alta qualsiasi testo (ed ecco perché, all’inizio, ti avevo suggerito di leggere ad alta voce questa guida ? ).
All’inizio sembrerai un po’ robotico, lo so. Ma, già dopo qualche volta che ci provi, ti assicuro che riuscirai a scandire bene le parole e, contemporaneamente, a dare l’intonazione giusta.
Quando leggi ad alta voce o parli, prova a prestare attenzione a come ti escono le parole e, quando puoi, cerca di rallentare, mettere le virgole e scandire le finali.
Dopo un po’ ti verrà naturale, io lo faccio senza quasi più pensarci.
A me gli occhi
La seconda cosa su cui concentrarti quando hai qualcuno davanti e vuoi avere una conversazione piacevole è lo sguardo.
Tra i segnali che captiamo da chi abbiamo davanti, lo sguardo è quello che, più di tutti, indica dove va il nostro interesse.
Tu dove guardi quando hai qualcuno davanti?
Una volta un amico mi ha presentato un ragazzo che ha detto il suo nome e mi ha stretto la mano senza mai guardarmi. Niente. Aveva lo sguardo a destra o a sinistra: mai verso di me. E non ha mai incrociato il mio sguardo, neanche per sbaglio.
Interagiva con me ma sembrava stesse parlando con un’altra persona.
Probabilmente è stata una questione di timidezza o inibizione da parte sua. Da parte mia, invece, è stata una pessima esperienza: mi è sembrato di essere l’uomo invisibile.
Qual è il modo giusto di usare lo sguardo?
In generale, più le persone sono intime, più tendono a stare vicine e a guardarsi negli occhi.
Nel caso di uno sconosciuto lo sguardo non sarà fisso ma spazierà.
Alcuni dicono che il giusto contatto visivo è 80% guardare negli occhi (o cmq in viso) e 20% guardare da un’altra parte.
Un’indicazione buona per gli studiosi ma poco pratica.
Un modo semplice per capire quanto guardare negli occhi e non farlo troppo o troppo poco è seguire l’esempio di chi hai davanti: quando lui o lei ti guardano in viso tu rispondi facendo altrettanto. Quando distolgono lo sguardo, fallo anche tu.
L’unica accortezza che devi avere è quella di non essere troppo sincronizzato. Nel senso, lascia passare qualche attimo prima di copiare il comportamento del tuo interlocutore, altrimenti sembreresti innaturale e artificiale.
Per semplificare ancora di più, non pensare a dove guardi quando sei tu a parlare: l’azione di pensare e di pronunciare le parole sono già abbastanza impegnative. Lascia che i tuoi occhi guardino dove ti viene istintivo.
Viceversa, quando è l’altra persona a parlare, mettiti in modalità di ascoltatore attivo: segui quello che dice, presta attenzione e comunicala attraverso lo sguardo (con le piccole pause che servono).
Non è necessario che il tuo sguardo sia puntato direttamente sugli occhi di chi hai davanti: l’importante è guardare verso il viso. Gli altri punti su cui ti puoi concentrare sono la bocca, il sopracciglio oppure il naso.
Conclusione
Siamo arrivati alla fine e abbiamo visto insieme come puoi parlare con chiunque.
Riassumendo, in questa miniguida ti ho mostrato:
- Quello che ti serve per capire le persone usando il loro punto di vista
- Quanto è importante l’interesse e come usarlo per stabilire una connessione
- Come fare dei buoni convenevoli predispone alla conversazione successiva
- I ganci di conversazione: cosa sono e come usarli per parlare quanto vuoi
- Il linguaggio del corpo: come migliorare voce e sguardo per facilitare il dialogo
Ti posso garantire che in questi punti c’è tutto quello che ti serve per iniziare una conversazione con qualunque persona hai davanti.
Ora ti chiedo di fare un altro passo importante: mettili in pratica!
Non voglio che resti in disparte, in un angolo, ad aspettare che qualcuno ti faccia partecipare. Invece desidero che tu scopra quanto è bello stare in mezzo alle altre persone come ho fatto io in questi anni.
E ribadisco che fino a che non ci provi, fino a che non fai un piccolo passo nella giusta direzione rimarrà tutto uguale, non cambierà niente.
Ti esorto a prendere una sola delle cose che hai letto (scegli tu quale preferisci) e metterla in pratica ora, subito.
Non rimandare a quando sarai pronto. L’occasione “perfetta” non capita mai.
Ogni volta che ti muovi verso una novità parti da una situazione in cui ti manca qualcosa. Altrimenti che novità sarebbe?
E questa mancanza ti fa sentire a disagio, ti blocca e ti fa rinviare a poi, con il rischio che questo poi non arrivi mai.
Non ti voglio lasciare solo in questo percorso.
Questa guida è il primo “pezzo” per darti le informazioni che ti servono. Ora che sai cosa fare, il prossimo passo è riuscire a impiegare quello che hai scoperto oggi nelle situazioni reali, quando sei di fronte ad una persona nuova che non conosci e vuoi parlarci
Ti lascio la mia mail personale:
Scrivimi per raccontami la tua storia e chiedimi pure una mano: se c’è qualcosa che posso fare per te la faccio più che volentieri.
Oppure scrivimi per dirmi semplicemente “Ciao”. Lo apprezzerei molto.
Aspetto una tua mail (io, a differenza degli altri, rispondo 😉 )
A presto
Pietro