Aprile 3

Diventare più estroversi per piacere agli altri? È impossibile (oltre che inutile).
Ti spiego perché

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Ti senti "diverso" dalle persone che hai intorno?

Loro stanno volentieri in gruppo (soprattutto se è attivo e anche rumoroso), preferiscono le attività fisiche rispetto a quelle più mentali, sono istintive e spesso iniziano a parlare di qualunque cosa gli passi per la testa.

In una parola sola, sono estroversi (secondo alcune statistiche, sono circa l’80% della società attuale).

E sembrano avere le caratteristiche "giuste" per avere successo: sia nella vita sociale che nel lavoro.

Tu, forse, ti riconosci di più nella descrizione di introverso: preferisci avere i tuoi spazi per stare con te stesso, sei riflessivo e razionale, attento ai dettagli e rispettoso di chi ti sta intorno.

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Ti potrebbe essere venuto in mente (o potrebbe essere venuto in mento a qualcuno che ti è vicino, tipo un genitore o un insegnante) di cercare di diventare più estroverso per essere una persona "migliore" (o magari semplicemente per compiacere quelli che ti stanno attorno).

Beh...credo sia l’errore più grande che tu possa fare.

Ti mostro il perché tra un momento, dopo averti parlato delle differenze tra il cervello estroverso e quello introverso.

I cervelli non sono tutti uguali

Siamo portati a pensare che nasciamo tutti nello stesso modo e poi le nostre esperienza di vita ci portano verso una via piuttosto che un’altra.

Non è così.

Il fatto che tu non sopporti gli ambienti rumorosi, oppure che preferisci stare a casa a leggere un buon libro invece che uscire a fare festa e ubriacarti insieme agli altri ha una precisa ragione biologica.

La differenza tra un cervello estroverso e uno introverso sta nei diversi percorsi che gli stimoli esterni compiono al suo interno (individuati da come scorre il sangue nelle varie aree del cervello quando questo viene stimolato)

In questa foto (tratta dal sito musingsonmormonism.wordpress.com) puoi vederne una rappresentazione visiva.

Cervello introverso ed estroverso

In generale, negli introversi, al cervello affluisce più sangue e il percorso di elaborazione di segnale è più lungo, andando a toccare aree associate al ricordo a lungo termine, alla risoluzione dei problemi e alla pianificazione.

In pratica, gli stimoli tendono a produrre pensieri e sensazioni intime.

Viceversa, un cervello estroverso ha un percorso più corto e meno complicato.

È per questo che, generalmente, un estroverso riesce a parlare e a rispondere più velocemente agli stimoli.

Inoltre, il tipo di risposta, allerta i muscoli e prepara all’azione.

Questo è il motivo per cui gli estroversi sembrano più “attivi” rispetto agli introversi.

In realtà, i primi sono più concentrati all'esterno e quindi portati all’azione fisica.

I secondi hanno un focus rivolto al loro interno e sono portati più al pensiero, alla riflessione e all’introspezione.

Fingere di essere un’altra persona non funziona

Potresti pensare di fingere, di sforzarti di essere ciò che non sei pur di conquistare qualche nuova amicizia.

Fermati una attimo a riflettere:  

come fai a costruire la spontaneità a tavolino?

Semplicemente non puoi.

È un controsenso: più il tuo modo di fare si allontana da chi sei realmente e meno apparirai spontaneo, giusto?

Ma c’è di peggio.

Comportandoti così avresti 2 problemi ulteriori.

Il primo riguarda la ”messa in opera”.

Il processo di finzione opera a livello razionale, mentre l’interazione che avviene tra le persone coinvolge sia la parte conscia che quella inconscia del cervello.

Più o meno il 20% del messaggio che vuoi comunicare deriva da quello che dici, mentre tutto il restante 80% deriva dalla comunicazione non verbale, prima di tutto dal linguaggio del corpo.

Il modo in cui ti poni, i movimenti che fai, dove guardi, dove metti le gambe e le braccia sono tutte manifestazioni esterne delle tue sensazioni e delle tue emozioni interiori.

Cercando di essere quello che non sei a livello della tua mente razionale, potresti anche dire le parole “giuste” ma tutto il resto del tuo corpo sarebbe come fuori sincrono.

Facendoti fallire miseramente.

Il secondo problema è forse peggiore.

Anche ammesso che tu ci riuscissi (cosa che, ti ripeto, è praticamente impossibile) ti saresti solo messo su una maschera e, con grande sforzo, saresti riuscito a farti passare per quello che non sei.

Saresti un bugiardo che deve cercare, con grande dispendio di energia, di mantenere la sua bugia più a lungo possibile pur di conquistare la simpatia di qualcuno.

Veramente vuoi presentarti agli altri in questo modo?

Parti da te stesso

Come ho scritto nel titolo di questo articolo, è impossibile per te diventare più estroverso.

Il tuo cervello è fatto in un certo modo e funziona in un certo modo.

Questo definisce il tuo temperamento, cioè la tua indole di base, il tuo punto di partenza.

Pensa ad una persona mancina.

Il suo "temperamento", cioè il modo in cui è fatto il suo cervello, lo porta ad essere più abile con la mano sinistra che con la destra.

Quindi tenderà a scrivere e manovrare il mouse con la sinistra, a mangiare tenendo la forchetta con quella mano, a usare anche le forbici con la sinistra (che devono essere "mancine" anche loro, altrimenti non tagliano 😛 ) etc...

Allo stesso tempo è perfettamente in grado di usare la destra per le attività che ti ho elencato sopra, solo che non gli viene naturale.

Se proprio fosse costretto, potrebbe usare l'altra mano ma non avrebbe la stessa coordinazione e avrebbe risultati inferiori.

La maggior parte delle persone intorno a lui sono destre.

Anzi quasi tutte le persone che ammira usano la destra come mano principale.

È quindi condannato a stare in secondo piano perché non è come la maggioranza?

Assolutamente no.

Essere in minoranza non significa essere inferiori

Ha tutte le potenzialità per riuscire, come gli altri intorno a lui.

Lo farà a suo modo, cioè usando le caratteristiche che più lo valorizzano, senza fingere di essere destro e senza cercare di imitare gli altri solo perché sono in maggioranza.

Essere introversi è un po' come essere mancini

Hai un dialogo interiore ricchissimo, pensi prima di parlare e non sei mai banale, sei attento all'ambiente che ti circonda e noti dettagli che per gli altri sono trasparenti, riesci ad approfondire un argomento e conoscerlo meglio di tutti quelli che ti stanno intorno.

Sei forse inferiore solo perché sei in minoranza?

Eppure spesso ti sforzi di essere più simile alle altre persone.

Quando essere te stesso è la tua maggiore ricchezza. Anche per gli altri.

Le risposte le cerchi  fuori invece che dentro di te.

Nonostante tu sia capace di ragionamenti straordinari, pensi sempre che ci sia qualcosa che manca, un punto di vista nuovo da approfondire oppure qualche nuova conoscenza da acquisire.

Questo approccio ha il grande vantaggio di spingerti a essere una persona migliore.

Ma c’è un’altra faccia della medaglia: cercando continuamente le cose che ti mancano, non vedi quanto di buono hai dentro, a volte dimenticandoti di essere semplicemente te stesso per inseguire invece il modo di essere di chi ti sta intorno.

È la nostra natura di osservatori che, a volte, ci può portare fuori strada...

Anche io sono introverso e adesso, mentre sto scrivendo questo articolo, ogni tanto devo fermarmi e far tacere la mia voce interiore.

Perché, da un lato mi sprona, ma dall’altro quasi mi impone di cercare quello che mi manca per essere uno “scrittore” (se si può chiamare cosi chi pubblica qualche articolo sul suo sito 😀 ).

La zittisco (anche inserendo questi pezzi personali) perché voglio che quello che leggi sia ciò che io ho dentro e che ti voglio trasmettere, non quello che è “giusto” o “corretto” scrivere.

L’unico modo è far leva sui tuoi punti di forza (invece che concentrarti solo sulle tue debolezze)

L’essere introversi non ha nessuna (e sottolineo nessuna) influenza sulla tua abilità di stare bene in mezzo agli altri.

Ti è mai capitato di incontrare una persona con cui hai parlato per ore senza quasi accorgerti che il tempo passava?

In quei pochi casi riesci a stabilire una connessione e ti senti veramente a tuo agio.

Nella maggior parte degli altri, invece, non riesci ad avere questo feeling.

Perché succede?

Semplicemente perché ci sono persone che stimi e di cui apprezzi la compagnia.

E ce ne sono altre che per il loro modo di fare o di agire ti fanno sentire a disagio.

Nel primo caso sei veramente te stesso, senza filtri ne “maschere”.

Nel secondo, cerchi di essere quello che gli altri si aspettano, cerchi di fare la cosa “giusta”, quasi come se dovessi starli a sentire anche nei loro discorsi vuoti e superficiali.

La soluzione?

Mantenere la tua introversione. Sempre e comunque.

Senza negare chi sei ma, anzi, affermando la tua unicità.

Invece di fare la cosa “giusta” (cioè quella che gli altri si aspettano), fai la cosa che è meglio per te.

Ci saranno persone con cui ti trovi bene e con cui vuoi stringere un rapporto più approfondito.

Viceversa, con la maggior parte degli altri (che non ti interessano realmente), manterrai dei rapporti civili e cordiali senza provare ad essere l’”amico” di tutti.

Quello che conta è la pratica

Se ti sembra di avere difficoltà a stringere un legame con le persone interessanti che incontri, quello che ti manca non sono le potenzialità ma solo un po’ di pratica.

Già, la pratica.

Questa è l’unica cosa che differenzia una persona che ha dei buoni rapporti sociali da chi invece stenta perché non sa cosa dire o come comportarsi.

Molto probabilmente, come è successo a me (e alla maggioranza degli introversi), il tuo modo di essere ti ha portato a stare più con te stesso e meno in mezzo agli altri.

Ti manca solo un po' di "allenamento": non hai avuto modo di sperimentare in prima persona il “come si fa”

Non pensare assolutamente di non esserne capace!

Anche se tu non avessi mai incontrato nessuno nella tua vita, i tuoi genitori si sono dovuti per forza incontrare e ti hanno fatto nascere.

Quindi, al 100%, i tuoi geni derivano da quelli di due persone perfettamente in grado di essere “sociali” 😉

Partire con un handicap rispetto agli altri è sicuramente frustrante.

Un po’ come le lezioni di guida per prendere la patente: ancora non sai governare completamente l’auto e ti trovi a fare “pratica” in mezzo al traffico, tra persone che hanno più esperienza di te (e che, a volte, non rispettano neanche le regole di base).

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